The Catcher in the Rye. Alla ex chiesa di Sant’Agostino

The Catcher in the Rye. Alla ex chiesa di Sant’Agostino

Quando ci sono i lavori da fare, non c’è mai nessuno contento: al committente tocca pagare e agli altri subire i disagi.

Stavolta, però, il cantiere a Sant’Agostino non ha richiamato critiche per l’intralcio alla viabilità o per la lungaggine dei lavori, quanto per la scelta di colorare le coperture della ex Chiesa di Sant’Agostino.
L’idea è risultata geniale: anzichè i soliti “vedo-non vedo”, i pannelli che delimitano l’area dei lavori riproducono l’opera “The Catcher in the Rye” dell’artista Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978), presentata qualche anno fa alla Fine Arts Gallery, in Florida.
Ispirata al “Giovane Holden” di Salinger e all “La sottile linea rossa” del regista Terrence Malick, l’opera narra il passaggio dall’infanzia all’età adulta; da quando è stata installata dona un aspetto decisamente diverso al cantiere e, inutile dire, l’idea per ora è piaciuta un po’ a tutti (in primis al Comune che, insieme all’Università e Fondazione Credito Bergamasco hanno realizzato il progetto).

Dunque, se vi capita di scendere dal Pozzo Bianco, non perdetevi questa bella nota di colore e, chissà, che in futuro non possano esserci esperimenti simili in tutta la città: vuoi mettere gustarti un bel capolavoro mentre sei in coda per distrarti dai lavori che non finiscono mai?

Se volete saperne di più su Andrea Mastrovito, vi segnaliamo questo link e questa intervista


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